La lingua o dialetto tabarchino, con ampie attestazioni di lingua scritta, origina direttamente dal Ligure del XVI secolo e si è in parte coevoluto con la lingua ligure e genovese per via dei contatti mantenutisi con la regione linguistica madre, sia durante la permanenza in Tunisia, che dopo la colonizzazione dell'isola di San Pietro, per transito di persone e di traffici.
Infatti il porto di Carloforte, per la sua posizione, ha avuto fino all'inizio del 1900 una notevolissima importanza come sede di navigazione e traffico marittimo di medio cabotaggio. La lingua conserva come deposito linguistico alcuni sostantivi e rare forme grammaticali alquanto desuete nel genovese attuale, non riporta peraltro i francesismi affluiti nel genovese nei secoli recenti.
È curiosa la perdita di termini dialettali ovviamente non più usati in terra africana, come quelli per il gelo, la neve ed il ghiaccio, riacquisiti poi dall'italiano; sono anche ovvie le acquisizioni per nomi di cibi o verdure tunisini fatti propri dai tabarchini ed appartenenti ora alla cultura tabarchina, il casc-cà (derivato dal cus-cus tunisino) noto piatto di semola di grano, la facussa (dal tunisino faguss), un particolare cetriolo dolce.
L'accento, denominato 'còccina', del tabarchino tipico segue soprattutto le inflessioni di quello di Pegli e del ponente ligure, piuttosto che quelle del genovese cittadino.
Come affluenze linguistiche esterne sono da segnalare pochissimi sostantivi di origine sarda, araba, toscana, in ordine di ricorrenza. L'80% della popolazione di Carloforte usa correntemente l'idioma tabarchino.
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